☞ esporre poesia, abstract



Creatività urbana, spazio pubblico, poesia. Poesia scritta sul cemento, poesia affissa. QR Code in metro, sui tram, sugli autobus. Graffiti. Grafie, lettering. Sono questi gli argomenti di cui i nostri inneschi: Luca Borriello, Francesco Zorzi e Ivan Tresoldi converseranno con i convocati. Una settimana prima dell'evento, per favorire la partecipazione dei secondi e del pubblico, saranno resi disponibili su questa pagina gli abstract prodotti dagli inneschi.

Abstract Luca Borriello:
4000 anni di A, brevemente
È noto che le forme alfabetiche, già dentro il prodigio tutto umano, a quanto pare, dell’invenzione della scrittura, rappresentano un fantastico precipitato di storia e cultura: svolte epocali e tendenze effimere, fermate in figure inesistenti in natura che si ripetono non identiche a se stesse lungo i secoli e i millenni, come caratteri volubili dei caratteri umani. Si potrebbe ben dire delle lettere attraverso la storia coeva dell’uomo e della storia dell’uomo più recente attraverso le sue lettere. E si potrebbe considerare il corpo alfabetico davvero alla stregua di un corpo umano, rassegnando ad esempio quattro millenni di lettere A, capostipite del suo genere. Potremmo vedere, così, che il decadimento di antiche immagini sviluppò le prime forme letterali, nel momento stesso in cui l’uomo recava su di sé la responsabilità della visione del mondo; che quel primitivo corpicino assunse carattere poco alla volta, lasciando le greggi e conquistando ormai maturo le terre e le genti; che poi, allo scossone più barbaro, perdette misura e proporzione per tempo, riparandosi in abbiccì provvidenziali; e che in seguito quel corpo, rinato, si progettò, si studiò e si fece a propria immagine, clonandosi nelle macchine e senza più individualità; che divenne sempre più corpo, ornandosi all’eccesso, per poi ripulirsi in purezza, nettezza, pensandosi tanto, forse troppo e, infine, concedendosi il privilegio dello spirito, diventando tutt’uno con la natura poetica, lirica, assoluta; che il carattere, d’un tratto, all’alba del suo tempo finora peggiore, diventò sgraziato per ragioni e ragionamenti; e che poi, quasi in ultimo, intraprese a non essere più corpo, come la sola idea impalpabile del corpo stesso, navigando nell’etere, disumanizzandosi. Ad oggi, nel mondo universo che viviamo e che ci vive, le nostre lettere sono viste e sempre lette dai dispositivi fin quando non si caricaturano, si rendono scrittura asemica o si espongono in wildstyle. I nostri caratteri, parimenti, hanno necessità di una privacy pubblica, abbiamo forte bisogno di sentirci liberi di essere visti ma non sempre desideriamo essere letti. Occorre quindi una poetica della caricatura, una liberazione urbana delle forme, proiezione e protezione. Riiniziamo dalla A.

Abstract Francesco Zorzi:
Ho trovato grande vitalità nell'ibridare insieme mondi diversi. Sovrapporre aree di interesse, mescolare discipline vicine e lontane, sfocarne i bordi. Ibrido è quello che faccio e come lo faccio; il mio lavoro è tangente al mondo della dalla poesia di strada cosi come è tangente alle discipline stesse di cui mi occupo. È “dentro-e-fuori” allo stesso tempo. La mia educazione da designer e la mia passione per l’illustrazione si sono mescolate via via alla mia inclinazione naturale a raccontare storie, a comunicare, a lasciare un messaggio che vada oltre la semplice forma. Nel tempo ho imparato che, al di là delle specificità di ciascun settore, spesso siano usati nomi diversi per parlare di episodi e risultati che pur avendo premesse e punti di partenza differenti, delineino sensibilità e obiettivi comuni. Credo che abbinare il concetto di ibrido alla Poesia Esposta e alle sue pratiche,avvicinandola ad esperienze provenienti da mondi limitrofi, possa arricchirla di nuove forme, di nuovi spunti e nuove sperimentazioni.

Abstract Ivan Tresoldi:
“E tu poeta ti levi tanto in alto così da non esser udito?” - G. E. Lessing
La società non può esser senza scrittura, senza che vi sia una significazione di superfici fatte luoghi, che si traduca quell’invisibile essenziale - gli occhi che tutti ci lega e ovunque si poggia. Non a caso si fa coincidere l’inizio della storia dell’umanità proprio con la comparsa delle prime forme di scrittura, incise su pietra, su muro. Lo spazio comune necessità di una scrittura collettiva che dia senso allo stesso e alla memoria poiché, come la pubblicità ha intuito, queste dimensioni sono per definizione indissolubili, elementari per la costruzione del quotidiano. Il reale è lottizzato nello spaccio del commercio, sommatoria di spazi privati, non continuum pubblici dove la società si produce e dispiega per semplificazioni e senza complessità di scelta. Questo è il primo motivo di asfissia per la pratica poetica (prima ancora di stilemi, correnti ed autori). Alcuni esempi calzanti (non in ordine filologico) che affermano l'urgenza di un ragionamento ontologico sulla poesia sono certo Dante e Manzoni, ma anche l’INRI che sovrasta Cristo che, da solo, indica più della sua tragedia da vivo (“credevi di essere il figlio di dio, ora guarda la tua fragilità” in un’esegesi spicciola). Penso al graffito: VERDI (“Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia”) che accompagnò lo sparo di mille moschetti e al “Nixon boia” per i moti delle primavere del '68, penso alle macellaie francesi di ritorno col re sottobraccio da Versailles, con le loro scritture murarie di poesia e militanza. L’assalto poetico testimonia questa urgenza, vuole la poesia protagonista, per l’identità del nostro paese e non solo, vuole un’arte popolare che considero povera e per tutti accessibile, che è prima di tutto un’istanza personale di liberazione attraverso gli altri, che è una via per gli altri di liberazione personale. Nulla di culturale e creativo ha senso e valore se non è pubblico, solidale, collettivo e critico; un seme (me) gettato al vento (tu) che si fa cielo fiorito, primavera (noi).

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